Saint-Tropez, Lahore e Finale Emilia: tre città collegate da monumenti a due generali e a un maharaja
Dopo la sua fuga dal Finale nel 1817, Rubino Ventura decise che per intraprendere una carriera militare in Oriente gli conveniva presentarsi con un nome che non denunciasse la sua origine ebraica. Il nuovo nome che assunse fu Jean-Baptiste, dichiaratamente cristiano, e come Jean-Baptiste Ventura egli è stato conosciuto per circa due secoli in India, in tutto il mondo anglo-sassone e persino dai suoi discendenti francesi: lo fu sino al 1993, quando rivelai il suo vero nome e la sua identità ebraica nella biografia pubblicata in tale anno e che volli intitolare Ventura. Dal ghetto del Finale alla corte di Lahore, evitando di anteporre al suo cognome il nome “Rubino” (in ebraico “Reuben”). Perché lo feci? Fu una mia intuizione a dettarmi quel titolo: nell’esaminare alcune lettere che il Generale aveva scritto ad amici francesi, mi ero accorta che il nome da lui assunto per mascherare la sua origine ebraica non gli piaceva, a tal punto che soleva firmarsi con il solo cognome “Ventura” seguito da tre puntini disposti a formare i vertici di un triangolo (probabilmente indice di una sua appartenenza alla massoneria).
Un triangolo, questa volta storico-geografico, si è andato costituendo ultimamente tra tre città: al vertice vi è Lahore, e alla base vi sono Saint -Tropez e il Finale. Le tre città sono oggi collegate da alcuni monumenti che ricordano le gesta del grande maharaja Ranjit Singh e dei suoi fedeli generali Jean-François Allard (nato a Saint-Tropez) e Rubino (alias Jean-Baptiste) Ventura: due busti in bronzo dedicati rispettivamente ad Allard e a Ranjit Singh sono stati inaugurati in questi ultimi anni a Saint-Tropez; una statua raffigurante Ranjit Singh a cavallo è stata inaugurata il 27 giugno scorso davanti al Forte di Lahore, e il 26 maggio 2019, durante la Festa dell’Amicizia Sikh, il sindaco Sandro Palazzi ha inaugurato al Finale un bassorilievo di grandi dimensioni, donato dai Sikh e realizzato nel Punjab pakistano, che rappresenta il maharaja Ranjit Singh assiso su un trono d’oro a colloquio con Ventura, seduto sui calcagni secondo l’usanza indiana.
Pochi sono stati i cittadini intervenuti a questo storico evento che ha riportato al Finale Rubino Ventura. Lo ha riportato letteralmente a casa sua, poiché la scultura è stata collocata all’inizio di via Ventura di fronte alla casa natale del Generale, al di sotto della lapide ottocentesca che ricorda le sue gesta nell’esercito napoleonico e nei regni di Persia e di Lahore. Tra il folto pubblico presente alla inaugurazione del monumento vi erano persone giunte da città limitrofe, da Milano, dall’Inghilterra e persino dal Pakistan, ma purtroppo – lo ripeto – pochi finalesi. Nemo propheta in patria sua – come ha scritto Giuseppe Pederiali nella prefazione alla mia biografia di Ventura del 1993, biografia che sarà presentata al pubblico in una nuova veste editoriale il prossimo 15 settembre in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il libro, arricchito da numerose illustrazioni a colori, esibisce in copertina il grande ritratto a olio di Ventura conservato dai suoi discendenti e un nuovo titolo: Il generale Rubino Ventura. La straordinaria vita di un ebreo del Finale al servizio del maharaja Ranjit Singh. Ristampata appositamente per l’inaugurazione del monumento che ha riportato a casa Ventura, questa nuova edizione della sua biografia restituisce in tal modo al Generale la sua vera identità e il suo altissimo grado.
A una mia breve presentazione del libro farà seguito un recital per voce e pianoforte che metterà in risalto i fatti più salienti della vita di Rubino Ventura. Invito i finalesi a non perdersi anche questa occasione davvero speciale, poiché i protagonisti del recital “Sogno d’Oriente” saranno gli attori Maria Antonietta Centoducati, Gianni Binelli e il maestro Ovidio Bigi, gli stessi che ci hanno tanto emozionati e riscosso calorosi applausi in Biblioteca lo scorso 27 gennaio, nel Giorno della Memoria. Sarà presente in sala anche una delegazione della Sikhi Sewa Society di Novellara, per rinnovare l’amicizia instauratasi lo scorso 26 maggio tra la comunità finalese e quella Sikh.

Maria Pia Balboni per ALMA FINALIS

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Dopo la sua fuga dal Finale nel 1817, Rubino Ventura decise che per intraprendere una carriera militare in Oriente gli conveniva presentarsi con un nome che non denunciasse la sua origine ebraica. Il nuovo nome che assunse fu Jean-Baptiste, dichiaratamente cristiano, e come Jean-Baptiste Ventura egli è stato conosciuto per circa due secoli in India, in tutto il mondo anglo-sassone e persino dai suoi discendenti francesi: lo fu sino al 1993, quando rivelai il suo vero nome e la sua identità ebraica nella biografia pubblicata in tale anno e che volli intitolare Ventura. Dal ghetto del Finale alla corte di Lahore, evitando di anteporre al suo cognome il nome “Rubino” (in ebraico “Reuben”). Perché lo feci? Fu una mia intuizione a dettarmi quel titolo: nell’esaminare alcune lettere che il Generale aveva scritto ad amici francesi, mi ero accorta che il nome da lui assunto per mascherare la sua origine ebraica non gli piaceva, a tal punto che soleva firmarsi con il solo cognome “Ventura” seguito da tre puntini disposti a formare i vertici di un triangolo (probabilmente indice di una sua appartenenza alla massoneria).
Un triangolo, questa volta storico-geografico, si è andato costituendo ultimamente tra tre città: al vertice vi è Lahore, e alla base vi sono Saint -Tropez e il Finale. Le tre città sono oggi collegate da alcuni monumenti che ricordano le gesta del grande maharaja Ranjit Singh e dei suoi fedeli generali Jean-François Allard (nato a Saint-Tropez) e Rubino (alias Jean-Baptiste) Ventura: due busti in bronzo dedicati rispettivamente ad Allard e a Ranjit Singh sono stati inaugurati in questi ultimi anni a Saint-Tropez; una statua raffigurante Ranjit Singh a cavallo è stata inaugurata il 27 giugno scorso davanti al Forte di Lahore, e il 26 maggio 2019, durante la Festa dell’Amicizia Sikh, il sindaco Sandro Palazzi ha inaugurato al Finale un bassorilievo di grandi dimensioni, donato dai Sikh e realizzato nel Punjab pakistano, che rappresenta il maharaja Ranjit Singh assiso su un trono d’oro a colloquio con Ventura, seduto sui calcagni secondo l’usanza indiana.
Pochi sono stati i cittadini intervenuti a questo storico evento che ha riportato al Finale Rubino Ventura. Lo ha riportato letteralmente a casa sua, poiché la scultura è stata collocata all’inizio di via Ventura di fronte alla casa natale del Generale, al di sotto della lapide ottocentesca che ricorda le sue gesta nell’esercito napoleonico e nei regni di Persia e di Lahore. Tra il folto pubblico presente alla inaugurazione del monumento vi erano persone giunte da città limitrofe, da Milano, dall’Inghilterra e persino dal Pakistan, ma purtroppo – lo ripeto – pochi finalesi. Nemo propheta in patria sua – come ha scritto Giuseppe Pederiali nella prefazione alla mia biografia di Ventura del 1993, biografia che sarà presentata al pubblico in una nuova veste editoriale il prossimo 15 settembre in occasione della Giornata Europea della Cultura Ebraica. Il libro, arricchito da numerose illustrazioni a colori, esibisce in copertina il grande ritratto a olio di Ventura conservato dai suoi discendenti e un nuovo titolo: Il generale Rubino Ventura. La straordinaria vita di un ebreo del Finale al servizio del maharaja Ranjit Singh. Ristampata appositamente per l’inaugurazione del monumento che ha riportato a casa Ventura, questa nuova edizione della sua biografia restituisce in tal modo al Generale la sua vera identità e il suo altissimo grado.
A una mia breve presentazione del libro farà seguito un recital per voce e pianoforte che metterà in risalto i fatti più salienti della vita di Rubino Ventura. Invito i finalesi a non perdersi anche questa occasione davvero speciale, poiché i protagonisti del recital “Sogno d’Oriente” saranno gli attori Maria Antonietta Centoducati, Gianni Binelli e il maestro Ovidio Bigi, gli stessi che ci hanno tanto emozionati e riscosso calorosi applausi in Biblioteca lo scorso 27 gennaio, nel Giorno della Memoria. Sarà presente in sala anche una delegazione della Sikhi Sewa Society di Novellara, per rinnovare l’amicizia instauratasi lo scorso 26 maggio tra la comunità finalese e quella Sikh.

Maria Pia Balboni per ALMA FINALIS